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#viciniallalontana
ovvero
ritratti di famiglie in un inferno
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Da vent’anni abito in un condominio sulle colline di Rimini e questa storia racconta di me di alcune delle persone che ci vivono.
Non siamo tra gli eroi di questi giorni drammatici, siamo gente comune e come tutta la gente comune, stiamo vivendo questo evento epocale che è entrato nelle nostre vite, come tutti stiamo sopportando i disagi creati dalle misure per combattere la pandemia da SARS-Covid2, misure che ci hanno rinchiusi in casa creando un paradosso: quello di averci obbligati a stare così a lungo e così tanto “vicini”, pur dovendoci mantenere reciprocamente a distanza, trasformandoci di fatto in #viciniallalontana.
Quando dopo una quarantina di giorni di lock down, mi è venuta l’idea di documentare i nostri personali isolamenti, ho pensato che avrei sprecato una buona occasione se non avessi permesso ai ritratti che intendevo realizzare, a queste immagini di un momento che mi auguro unico ed irripetibile, e che potenzialmente quindi avrebbero potuto finire per ciascuno tra i “ricordi di una vita”, di ricordarci appunto, quando in futuro le riguarderemo, quale sia stata sinora la ciambella di salvataggio alla quale ci siamo aggrappati, quale sia stato il salvagente che ci ha tenuti a galla, durante il periodo di isolamento sociale che abbiamo vissuto.
Per mettere in scena i ritratti che avevo in mente ho pensato ad un ambiente di grandi dimensioni, completamente vuoto e dal quale si può vedere bene il mondo da cui siamo tenuti forzatamente lontani, e dopo averlo avuto a disposizione, ho chiesto a chi ha voluto farsi fotografare di presentarsi davanti al mio obiettivo, portando con sé, fisicamente o in forma allegorica, quello che è stato il compagno al quale ha chiesto aiuto in queste giornate strane e stranianti, ciò che lo ha aiutato, sotto il bombardamento di notizie che ci è piovuto addosso dai media e dalle nostre identità digitali e nello sconvolgimento di ogni routine quotidiana e delle sue certezze, a trovare un senso ai giorni, che uno dopo l’altro sembravano perderlo, ogni senso. Magari finendo per trovarne uno nuovo, chissà, magari più naturale, nel quale ritrovarsi semplice essere umano, nel quale, magari, i bisogni primari hanno ripreso il loro posto in barba ai bisogni indotti che regnavano sulle nostre vite.
Con il suo ritratto, ognuno di noi ha potuto così racontare, in piena libertà, la sua piccola grande storia; ognuno in funzione di quanto ha voluto lasciarsi coinvolgere in questo “gioco”.
Ecco quindi:
- Cristina (che stringe forte sottobraccio lo strumento che le permette di continuare a supportare gli alunni diversamente abili, dei quali si occupa nella vita;
- Antonio che non ha paura del rischio, ma che per non correre rischi, pensa che col COVID, solo per gioco si possa rischiare;
- Francesco che se da un lato gode dei piaceri della vita, ne tiene però sotto controllo gli effetti indesiderati, combattendoli con qualche passeggiatina più o meno autorizzata;
- Edoardo che si fa scudo della musica e sotto la sua coperta magica si isola, per immergersi tra suoni e parole e farli suoi, fino in fondo;
- sua sorella Maria Vittoria “chíssene” che tra Netflix e un TicTok, non perde mai il contatto con il suo peluche;
- Barbara che si tiene stretta al suo Bimby in questi giorni difficili, nei quali sta immaginando un nuovo futuro;
- Silla che con la posa e con il titolo del libro che porta con se, grida a tutti tutta la sua voglia di uscire;
- Johnny che nonostante il virus, ha appena comprato una automobile del futuro, ma per ora, il viaggio a emissioni zero lo può solo immaginare;
- Diego, cuore candito e aria da bandito, che dalla finestra di casa e nei videogiochi tiene tutto sotto controllo;
- Emma che con una mano sostiene un peso, ma con l’altra, tetragona ad ogni sforzo, sostiene quello dei molti esami che sta preparando;
- Roberto che sotto la mascherina, sta progettando come sberleffo al destino una elegante evasione;
- Cristina che cerca la forza nell’occidente, ma è dall’oriente che trova resilienza e flessibilità;
- Francesca che con la scopa, il secchio e lo straccio, cancella le nuvole, profuma l’oggi e lo prepara per il domani;
- la bella Sofia, ormai non più bambina, che vuole farci credere di pensare solo allo studio;
- Mia che contro il destino scatena tutta la forza straordinaria della sua giovinezza;
- Maura che proclama allegramente coi piedi all’insù, la sua volontà di non lasciarsi mai buttare giù;
- e io, Paperino sotto traccia, aggrappato con tenacia alla fantasia.
Finora #èandatotuttobene e mi auguro che io e i miei vicini di casa, avremo la forza di rispondere, alla nuova condizione di vicini alla lontana, con la stessa imperturbabile serenità della terra che sta sotto al nostro condominio, la quale, abituata a reggere il peso di tutti noi solo nelle ore notturne e non sempre, adesso tutti ci sopporta da tanti giorni, e senza manifestare nessun segno di stanchezza o di fatica.
Post Scriptum. L’isolamento è un recinto perfettamente permeabile per la fantasia.