Silvio Canini

Fotografo

Io (non) ci sono

Da sempre mi piace chi è capace di stupirmi, chi riesce a lasciarmi a bocca aperta.

In fotografia poi… dove il proliferare incontrollato del numero di obbiettivi sguinzagliati in giro per il mondo e l’orgia bulimica di immagini che democraticamente ne deriva, farebbero pensare che tutto è già stato fotografato.

Ma non è così, se ci si rivolge al proprio mondo interiore. Ed è anche grazie a Silvio Canini se col passare degli anni ho smesso di registrare la forma delle cose per dar forma invece a quello che sento, al mio pensare, alle mie idee, incapsulandole in narrazioni complete, fatte di inchiostro e di luce.

Conosco Silvio da diversi anni. Il suo essere pieno di estro ma sempre profondo, la sua vena malinconica, ma anche l’entusiasmo che lo anima quando gli nasce una nuova idea non finiscono mai di stupirmi. Come il suo essere diretto e sincero che ha fatto si che, ogniqualvolta metto mano alla macchina fotografica, alcuni suoi precetti riverberino chiari nella mia mente.

Amo la poesia dei suoi lavori, la coerenza con la quale li porta avanti anche per anni, se necessario, e la sua originalità, con la quale, ad esempio, riesce a trovare spunti sempre nuovi per raccontare quel bagnasciuga sul quale pure crepitano, senza soluzione di continuità e senza pietà, gli scatti di millemila cellulari.

È sempre bello passare del tempo con lui. Anche quando dice di non amare più il mondo – non solo fotografico – di oggi, di non condividere troppi degli aspetti che lo caratterizzano.

Ed è stato forse per vendetta che in una grigia giornata di pioggia, Silvio è salito su una delle sue dune e con i piedi ben piantati nella sua sabbia ha scelto di risplendere negandoci la sua immagine, ma non la sua presenza e trasformandosi per il mondo in uno specchio dalle mille sfaccettature.

Perché lui, per questo mondo, (non) c’è.

Bellaria,

31 ottobre 2019

Silvio Canini

Fotografo

Io (non) ci sono

Da sempre mi piace chi è capace di stupirmi, chi riesce a lasciarmi a bocca aperta.

In fotografia poi… dove il proliferare incontrollato del numero di obbiettivi sguinzagliati in giro per il mondo e l’orgia bulimica di immagini che democraticamente ne deriva, farebbero pensare che tutto è già stato fotografato.

Ma non è così, se ci si rivolge al proprio mondo interiore. Ed è anche grazie a Silvio Canini se col passare degli anni ho smesso di registrare la forma delle cose per dar forma invece a quello che sento, al mio pensare, alle mie idee, incapsulandole in narrazioni complete, fatte di inchiostro e di luce.

Conosco Silvio da diversi anni. Il suo essere pieno di estro ma sempre profondo, la sua vena malinconica, ma anche l’entusiasmo che lo anima quando gli nasce una nuova idea non finiscono mai di stupirmi. Come il suo essere diretto e sincero che ha fatto si che, ogniqualvolta metto mano alla macchina fotografica, alcuni suoi precetti riverberino chiari nella mia mente.

Amo la poesia dei suoi lavori, la coerenza con la quale li porta avanti anche per anni, se necessario, e la sua originalità, con la quale, ad esempio, riesce a trovare spunti sempre nuovi per raccontare quel bagnasciuga sul quale pure crepitano, senza soluzione di continuità e senza pietà, gli scatti di millemila cellulari.

È sempre bello passare del tempo con lui. Anche quando dice di non amare più il mondo – non solo fotografico – di oggi, di non condividere troppi degli aspetti che lo caratterizzano.

Ed è stato forse per vendetta che in una grigia giornata di pioggia, Silvio è salito su una delle sue dune e con i piedi ben piantati nella sua sabbia ha scelto di risplendere negandoci la sua immagine, ma non la sua presenza e trasformandosi per il mondo in uno specchio dalle mille sfaccettature.

Perché lui, per questo mondo, (non) c’è.

Bellaria,

31 ottobre 2019

Ho cercato di rappresentarmi come mi sento in questi anni, chiuso nel mio guscio, sottraendo la mia estetica ostentando il mio ego!

Silvio Canini