Sabrina Foschini
Poetessa
–
Acqua e miele
Sott’acqua si può chiamare per nome il silenzio.
Una volta alleviati dal disturbo della gravità ci si può elevare sopra il consueto e dare forme nuove ai pensieri, perché cos’è la poesia se non trovare un modo diverso e migliore di dire le cose?
Chissà se Sabrina ha scelto di essere ritratta sott’acqua inconsciamente o se invece ha fatto questa scelta perché questo stato richiama quello di distacco dalla realtà, nel quale chi scrive cerca di isolarsi.
Sott’acqua i sensi si ottundono, trasformano il mondo in ovatta. Qui nessun ticchettio di orologio ha potere, solo il tamburo del cuore rimarca lo scorrere del tempo.
So di sicuro che Sabrina cercava rimandi alla storia dell’arte. Una atmosfera, chiedeva, che facesse pensare al suo amato seicento. Scuro forse, ma teso al sublime.
E in questa immagine, ad obbedirle, evocata da una luce tenue una figura femminile emerge dal buio annerito dello sfondo, nero, come l’inchiostro con cui Sabrina ha dipinto le vite di grandi pittori di quel secolo lontano.
Immersa in questo liquido amniotico, nel quale far germogliare i semi del ricordo, mescolarne i profumi e perdersi nella grazia sospesa di un piccolo fiore, vive la poetessa. In questa casa, lontana dalla superficie dell’acqua distorta da ogni soffio di brezza.
Qui lo sguardo filtrato dal velo impalpabile della fantasia, può vestire la realtà di vesti diverse e donarle, parola dopo parola, concetto dopo concetto, allegoria dopo allegoria, una forma nuova capace di sedurre e di commuovere.
Guardo sempre con grande piacere questa fotografia che ho diretto e non scattato. Con essa ho potuto confezionare un ritratto dolce come il miele, intriso come la poesia di Sabrina di grazia e languore.
–
Musano,
9 agosto 2019
Sabrina Foschini
Poetessa
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Acqua e miele
Sott’acqua si può chiamare per nome il silenzio.
Una volta alleviati dal disturbo della gravità ci si può elevare sopra il consueto e dare forme nuove ai pensieri, perché cos’è la poesia se non trovare un modo diverso e migliore di dire le cose?
Chissà se Sabrina ha scelto di essere ritratta sott’acqua inconsciamente o se invece ha fatto questa scelta perché questo stato richiama quello di distacco dalla realtà, nel quale chi scrive cerca di isolarsi.
Sott’acqua i sensi si ottundono, trasformano il mondo in ovatta. Qui nessun ticchettio di orologio ha potere, solo il tamburo del cuore rimarca lo scorrere del tempo.
So di sicuro che Sabrina cercava rimandi alla storia dell’arte. Una atmosfera, chiedeva, che facesse pensare al suo amato seicento. Scuro forse, ma teso al sublime.
E in questa immagine, ad obbedirle, evocata da una luce tenue una figura femminile emerge dal buio annerito dello sfondo, nero, come l’inchiostro con cui Sabrina ha dipinto le vite di grandi pittori di quel secolo lontano.
Immersa in questo liquido amniotico, nel quale far germogliare i semi del ricordo, mescolarne i profumi e perdersi nella grazia sospesa di un piccolo fiore, vive la poetessa. In questa casa, lontana dalla superficie dell’acqua distorta da ogni soffio di brezza.
Qui lo sguardo filtrato dal velo impalpabile della fantasia, può vestire la realtà di vesti diverse e donarle, parola dopo parola, concetto dopo concetto, allegoria dopo allegoria, una forma nuova capace di sedurre e di commuovere.
Guardo sempre con grande piacere questa fotografia che ho diretto e non scattato. Con essa ho potuto confezionare un ritratto dolce come il miele, intriso come la poesia di Sabrina di grazia e languore.
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Musano,
9 agosto 2019
Stare nell’acqua, dove i sensi si addormentano e il tatto si amplifica in una carezza assoluta. Sostituire allo spazio una materia fluida che aggiunge la retorica del teatro ad ogni gesto, sovrappone la danza al movimento. La stoffa rimane sospesa come nelle pale dipinte, in un arco sorretto da quel magma insondabile che potremmo chiamare tempo e che non può crollare, perché non ha peso. Ogni millimetro della pelle è compresa. Ogni anfratto del corpo restituito. Ogni gesto comincia per non concludersi mai, come la corsa di Achille contro la tartaruga.
Mettere la testa dentro è un bacio totale.
Stare nella bocca umida di un gigante, la sua lingua enorme e leggera che ti arrovella come un pensiero squisito, e tu diventi la pallina di zucchero da far durare.
Sabrina Foschini