Paolo Serra
Pittore
–
C’era una volta
La storia narra che nell’anno 1338 nel profondo della terra di Romagna, sopra una collina ubertosa che da una parte guarda il blu dell’Adriatico e dall’altra l’incombere sull’orizzonte della sagoma del Montefeltro, c’era una volta una grande e rigogliosa fattoria che un uomo di chiesa fece fortificare con mattoni di creta e pietra bianca d’Istria, per eleggerla a sua dimora.
È in questo luogo stravolto nei secoli da terremoti e guerre che Paolo Serra, di ritorno dai decenni passati in Inghilterra dove si è formato come uomo e come artista, ha deciso di stabilirsi.
Anche lui lo ha eletto a sua dimora, a suo studio e buen retiro e, nel corso degli anni, scavando e ricostruendo da antiche macerie gli ha ridato vita.
Ed è qui che incorniciato dal “suo” Rinascimento ha messo in scena il proprio ritratto, nella simmetria delle forme e nella cromia che ritroviamo in molte sue opere.
In questa fotografia nella quale, semioticamente parlando, per trasformare una rapida occhiata in uno sguardo attento, tutto ciò che sta attorno (parergon) ha spostato i margini della rappresentazione sconfinando in nuovi spazi, io e Paolo abbiamo inscritto la sua figura in un potente deittico che la racchiude e la indica. Dentro un segno in bilico tra passato e presente, da lui ricostruito con pietra d’Istria, cemento e mattoni di creta.
Questa è la fotografia nella quale quindi convivono le storie di due uomini che a Castelleale, luogo un tempo guerresco ed ora consacrato all’arte, si sono legati.
La storia di Leale Malatesta, prima Vescovo di Pesaro e poi di Rimini, figlio di Malatesta III Malatesta detto il Guastafamiglia e quella di un artista bambino che sul greto del Conca con la creta modellava figure di elefanti e coccodrilli, ma anche macchine fotografiche, talmente reali da non capire come potessero rifiutarsi di funzionare (suo padre gli avrebbe spiegato che mancava loro la “chimica”).
Lo stesso bambino che, precorrendo i tempi di quella che sarebbe stata la sua vita, organizzava mostre per esibire quei manufatti che non considerava giocattoli, ma già allora, delle vere opere d’arte.
–
Castelleale,
12 giugno 2020
Paolo Serra
Pittore
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C’era una volta
La storia narra che nell’anno 1338 nel profondo della terra di Romagna, sopra una collina ubertosa che da una parte guarda il blu dell’Adriatico e dall’altra l’incombere sull’orizzonte della sagoma del Montefeltro, c’era una volta una grande e rigogliosa fattoria che un uomo di chiesa fece fortificare con mattoni di creta e pietra bianca d’Istria, per eleggerla a sua dimora.
È in questo luogo stravolto nei secoli da terremoti e guerre che Paolo Serra, di ritorno dai decenni passati in Inghilterra dove si è formato come uomo e come artista, ha deciso di stabilirsi.
Anche lui lo ha eletto a sua dimora, a suo studio e buen retiro e, nel corso degli anni, scavando e ricostruendo da antiche macerie gli ha ridato vita.
Ed è qui che incorniciato dal “suo” Rinascimento ha messo in scena il proprio ritratto, nella simmetria delle forme e nella cromia che ritroviamo in molte sue opere.
In questa fotografia nella quale, semioticamente parlando, per trasformare una rapida occhiata in uno sguardo attento, tutto ciò che sta attorno (parergon) ha spostato i margini della rappresentazione sconfinando in nuovi spazi, io e Paolo abbiamo inscritto la sua figura in un potente deittico che la racchiude e la indica. Dentro un segno in bilico tra passato e presente, da lui ri-costruito con pietra d’Istria, cemento e mattoni di creta.
Questa è la fotografia nella quale quindi convivono le storie di due uomini che a Castelleale, luogo un tempo guerresco ed ora consacrato all’arte, si sono legati.
La storia di Leale Malatesta, prima Vescovo di Pesaro e poi di Rimini, figlio di Malatesta III Malatesta detto il Guastafamiglia e quella di un artista bambino che sul greto del Conca con la creta modellava figure di elefanti e coccodrilli, ma anche macchine fotografiche, talmente reali da non capire come potessero rifiutarsi di funzionare (suo padre gli avrebbe spiegato che mancava loro la “chimica”).
Lo stesso bambino che, precorrendo i tempi di quella che sarebbe stata la sua vita, organizzava mostre per esibire quei manufatti che non considerava giocattoli, ma già allora, delle vere opere d’arte.
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Castelleale,
12 giugno 2020
Dove stiamo andando? Sono perso nel cosmo.
Paolo Serra