Marco Morosini

Artista

Radici

“Che ne sai tu di un campo di grano?” si chiedeva il poeta. Io non molto, ma grazie a Marco Morosini ora sul granoturco so molto di più.

Dopo telefonate, messaggi in chat ed incontri senza ottenere risultati, avevo cominciato a pensare che Marco avesse abbandonato l’idea di figurare in questa galleria. Poi, inaspettatamente, con la velocità dell’incendio scatenato da un fulmine si è risvegliato.

Così quando nel tardo pomeriggio di una calda giornata estiva sono giunto sul luogo che aveva scelto, non sapevo molto sulla storia che voleva mettere in scena. Perché quando Marco decide è una forza della natura, nei suoi occhi si accende un fuoco che arde fino a quando il risultato non è stato ottenuto.

In ogni caso non avrei mai immaginato di incontrarlo in un campo di mais, vestito da contadino, ma con in mano un forcale uscito dalla matita di un designer.

Terminato di scattare, sotto un cielo di stelle rinforzato da decine di stelline elettriche e dopo aver diviso la cena, ha voluto scegliere subito lo scatto giusto, confrontandosi con sua moglie e sua figlia. Rapido, deciso, dritto al sodo.

In questo ritratto Morosini ha messo in scena il lato più istintivo ed anticonformista della sua personalità. Qui tutto parla di lui, del suo disinteresse per le apparenze, del coraggio col quale giocosamente sa uscire dal seminato, della sua capacità di stupire che anche in questo caso non è mancata: non c’è niente di più aderente alla terra delle radici e trovo geniale che per celebrare le proprie, lui abbia scelto di fermarsi in volo.

Ortiche e zanzare nulla hanno potuto contro la sua volontà e mentre in quel labirinto verde cercavo il giusto controluce per vestire Marco con il colore del suo fuoco ho raccolto nell’intento tutta la mia concentrazione. Forse per dimenticare che ero in bilico sopra una scala traballante a due metri e mezzo dal suolo. E senza paracadute.

San Giovanni in Marignano ,

29 giugno 2020

Marco Morosini

Artista

Radici

“Che ne sai tu di un campo di grano?” si chiedeva il poeta. Io non molto, ma grazie a Marco Morosini ora sul granoturco so molto di più.

Dopo telefonate, messaggi in chat ed incontri senza ottenere risultati, avevo cominciato a pensare che Marco avesse abbandonato l’idea di figurare in questa galleria. Poi, inaspettatamente, con la velocità dell’incendio scatenato da un fulmine si è risvegliato.

Così quando nel tardo pomeriggio di una calda giornata estiva sono giunto sul luogo che aveva scelto, non sapevo molto sulla storia che voleva mettere in scena. Perché quando Marco decide è una forza della natura, nei suoi occhi si accende un fuoco che arde fino a quando il risultato non è stato ottenuto.

In ogni caso non avrei mai immaginato di incontrarlo in un campo di mais, vestito da contadino, ma con in mano un forcale uscito dalla matita di un designer.

Terminato di scattare, sotto un cielo di stelle rinforzato da decine di stelline elettriche e dopo aver diviso la cena, ha voluto scegliere subito lo scatto giusto, confrontandosi con sua moglie e sua figlia. Rapido, deciso, dritto al sodo.

In questo ritratto Morosini ha messo in scena il lato più istintivo ed anticonformista della sua personalità. Qui tutto parla di lui, del suo disinteresse per le apparenze, del coraggio col quale giocosamente sa uscire dal seminato, della sua capacità di stupire che anche in questo caso non è mancata: non c’è niente di più aderente alla terra delle radici e trovo geniale che per celebrare le proprie, lui abbia scelto di fermarsi in volo.

Ortiche e zanzare nulla hanno potuto contro la sua volontà e mentre in quel labirinto verde cercavo il giusto controluce per vestire Marco con il colore del suo fuoco ho raccolto nell’intento tutta la mia concentrazione. Forse per dimenticare che ero in bilico sopra una scala traballante a due metri e mezzo dal suolo. E senza paracadute.

San Giovanni in Marignano ,

29 giugno 2020

Non dimenticare mai le proprie origini. Le mie sono quelle contadine.

Marco Morosini