Davide Tura

Compositore

495

Un nuovo giorno è solo nei pensieri quando il peschereccio molla gli ormeggi.

Mentre avanza, un raffica di lampi illumina un’acqua immobile come mercurio e una melodia si fa sentire sopra il borbottio in quattro quarti del vecchio diesel.

Incuriosito, il capitano presta attenzione. Lui questa musica la conosce, parla di un amore dai colori proibiti, proprio come quelli che per i tanti occhi ancora chiusi, ad oriente stanno cominciando ad annunciare un’altra alba.

Una delle tante, già pronta a scomparire tra le nebbie dei ricordi, se non fosse per quel pianista che forse proprio per lei e per quella falce di luna che ancora si può vedere in cielo, sta suonando un pianoforte a coda sul pelo dell’acqua!

Da quando mi aveva detto come lo avrebbe voluto e mi aveva descritto la poesia e l’atmosfera che avrei dovuto cercare di creare, il viaggio del ritratto di Davide Tura è durato quattrocentonovantacinque giorni.

Da quel momento ho cominciato a trattenere il respiro.

Tante volte, mentre snocciolavo tra le dita il rosario dei giorni e delle difficoltà, mi sono chiesto se ce l’avremmo fatta. Quante persone da coinvolgere, permessi da chiedere e poi la gru, le barche necessarie, i capricci del meteo, gli incontri con chi doveva costruire ciò che sarebbe servito per materializzare la magia.

Ma anche la mia preoccupazione. Figlia del non poter sbagliare, in quei quindici minuti scarsi quando la luce sarebbe stata proprio quella giusta per essere miscelata con la mia.

Così, con il sole ormai alto, quando il pianoforte si è posato di nuovo al sicuro sulla banchina del porto canale ho potuto esalarlo quel respiro, tanto a lungo trattenuto, mentre sedici mani davano vita ad un applauso di benvenuto per un altro sogno diventato realtà a Rimini, la città dove tutto si immagina.

Rimini,

16 settembre 2020

Davide Tura

Compositore

495

Un nuovo giorno è solo nei pensieri quando il peschereccio molla gli ormeggi.

Mentre avanza, un raffica di lampi illumina un’acqua immobile come mercurio e una melodia si fa sentire sopra il borbottio in quattro quarti del vecchio diesel.

Incuriosito, il capitano presta attenzione. Lui questa musica la conosce, parla di un amore dai colori proibiti, proprio come quelli che per i tanti occhi ancora chiusi, ad oriente stanno cominciando ad annunciare un’altra alba.

Una delle tante, già pronta a scomparire tra le nebbie dei ricordi, se non fosse per quel pianista che forse proprio per lei e per quella falce di luna che ancora si può vedere in cielo, sta suonando un pianoforte a coda sul pelo dell’acqua!

Da quando mi aveva detto come lo avrebbe voluto e mi aveva descritto la poesia e l’atmosfera che avrei dovuto cercare di creare, il viaggio del ritratto di Davide Tura è durato quattrocentonovantacinque giorni.

Da quel momento ho cominciato a trattenere il respiro.

Tante volte, mentre snocciolavo tra le dita il rosario dei giorni e delle difficoltà, mi sono chiesto se ce l’avremmo fatta. Quante persone da coinvolgere, permessi da chiedere e poi la gru, le barche necessarie, i capricci del meteo, gli incontri con chi doveva costruire ciò che sarebbe servito per materializzare la magia.

Ma anche la mia preoccupazione. Figlia del non poter sbagliare, in quei quindici minuti scarsi quando la luce sarebbe stata proprio quella giusta per essere miscelata con la mia.

Così, con il sole ormai alto, quando il pianoforte si è posato di nuovo al sicuro sulla banchina del porto canale ho potuto esalarlo quel respiro, tanto a lungo trattenuto, mentre sedici mani davano vita ad un applauso di benvenuto per un altro sogno diventato realtà a Rimini, la città dove tutto si immagina.

Rimini,

16 settembre 2020

Vado a fondo

Il pianoforte scandaglia

Riporto in superficie le ricerche, le scoperte inabissate

Mi immergo nuovamente tra i flussi e le correnti

Tra paure e curiosità

Torno a galla dopo apnee in mondi lontani ed immaginari

Emerge l’idea, lo stimolo

Affiora la musica una nota alla volta

E accende albe nel cielo dell’anima

Il pianoforte scandaglia

Davide Tura