Vittorio D’Augusta

Performer

L’attimo

< Ecco, così! Stai fermo, non ti muovere… >

Ma mentre regolo la macchina è una voce quella che risuona chiara e forte nella mia mente. Ed è quella dell’uomo immobile. Ma come è possibile?

< Lo stare immobili è un condizione altamente fuorviante.

Perché potrò anche sembrarti fermo, ma il battito del mio cuore di fatto sta muovendo il mio corpo. Il mio respiro, ad un ritmo più lento ugualmente lo sta muovendo e tutti i muscoli chiamati in causa nel diuturno sforzo di tenermi in equilibrio, impercettibilmente, anche loro lo stanno facendo muovere.

Per non parlare poi del mio cervello. Qui le mie sinapsi stanno scatenando una tempesta di impulsi elettrici per immagazzinare le tue parole, la luce di questo giorno di fine estate, la mia sorpresa nel vedere quanto tempo ti serva e quanti accorgimenti e quanti piccoli aggiustamenti per cercare di tenermi fermo (e te lo dico, senza successo…) in questa fotografia.

Perché fermo, io non ci voglio neanche stare. Ho troppe cose da fare, troppe cose da dire, troppe idee da sviluppare.

Ma se deve essere una fotografia a ritrarre la complessità del mio essere, allora che sia minimalista e quindi, idem come sopra, fuorviante.

Che siano quindi la fissità del mio sguardo, la mia espressione congelata nel tempo preparatorio allo scatto e questo mio paziente ed apparentemente catatonico stato di quiete a rappresentarlo.

Quindi approfitto di quest’ombra per lasciare lì dietro tutto quello di me che in questa foto non è possibile vedere, tutto ciò che chi lo vuole, può solo immaginare.

E anche tu a tua volta starai fermo, prigioniero nella testimonianza elettronica di un mio ricordo. Ma questo scatto lo terremo per noi. >

Sapevo Vittorio D’Augusta uomo dai molteplici talenti, ma la telepatia poi…

Montescudo,

5 settembre 2019

Vittorio D’Augusta

Performer

L’attimo

< Ecco, così! Stai fermo, non ti muovere… >

Ma mentre regolo la macchina è una voce quella che risuona chiara e forte nella mia mente. Ed è quella dell’uomo immobile. Ma come è possibile?

< Lo stare immobili è un condizione altamente fuorviante.

Perché potrò anche sembrarti fermo, ma il battito del mio cuore di fatto sta muovendo il mio corpo. Il mio respiro, ad un ritmo più lento ugualmente lo sta muovendo e tutti i muscoli chiamati in causa nel diuturno sforzo di tenermi in equilibrio, impercettibilmente, anche loro lo stanno facendo muovere.

Per non parlare poi del mio cervello. Qui le mie sinapsi stanno scatenando una tempesta di impulsi elettrici per immagazzinare le tue parole, la luce di questo giorno di fine estate, la mia sorpresa nel vedere quanto tempo ti serva e quanti accorgimenti e quanti piccoli aggiustamenti per cercare di tenermi fermo (e te lo dico, senza successo…) in questa fotografia.

Perché fermo, io non ci voglio neanche stare. Ho troppe cose da fare, troppe cose da dire, troppe idee da sviluppare.

Ma se deve essere una fotografia a ritrarre la complessità del mio essere, allora che sia minimalista e quindi, idem come sopra, fuorviante.

Che siano quindi la fissità del mio sguardo, la mia espressione congelata nel tempo preparatorio allo scatto e questo mio paziente ed apparentemente catatonico stato di quiete a rappresentarlo.

Quindi approfitto di quest’ombra per lasciare lì dietro tutto quello di me che in questa foto non è possibile vedere, tutto ciò che chi lo vuole, può solo immaginare.

E anche tu a tua volta starai fermo, prigioniero nella testimonianza elettronica di un mio ricordo. Ma questo scatto lo terremo per noi. >

Sapevo Vittorio D’Augusta uomo dai molteplici talenti, ma la telepatia poi…

Montescudo,

5 settembre 2019

Il duello

Il fotografo ha lampade, obiettivi, congegni tecnologici di eccelsa qualità, ombrelli diffusori, sta dietro il cavalletto, mira al bersaglio, mitraglia senza tregua, come in trincea nella Grande Guerra. “La macchina fotografica è un’arma”, così dice Roland Barthes. “Ogni fotografia è mortuaria”, ancora Roland Barthes. Altroché i selfie a immortalarci banalmente, con il cheese obbligatorio del sorriso, come i nostri ministri, a ostentare sicurezza: tranquilli, tutto va bene e ancor meglio andrà!

Ma il pittore ha occhi bene aperti e, oltre agli occhi, ha un pensiero addestrato alla voracità visiva. Guarda voracemente, e può esibire la macchina fotografica come un accessorio inutile, uno spauracchio innocuo, una scacciacani tenuta all’altezza dello sguardo, un po’ per provocare, un po’ per giocare: un occhio in più, ma subordinato agli altri due, pronti a raccogliere la sfida del fotografo, dal fronte opposto del campo di battaglia, dietro la trincea della pittura.

Vittorio D’Augusta